Le idee arrivano nei modi più impensati, basta tenere gli occhi aperti e in moto l’immaginazione: così stendere il tappetino non resta solo stendere il tappetino, ma diviene altro
Come scostare una tenda e vedere, o immaginare, cosa c’è dietro
Era comparso così, un giorno qualsiasi, all’improvviso
Vestito in maniera semplice ma decorosa, una giacca leggermente consumata, delle scarpe che dovevano essere state di buona qualità, ma anche queste rovinate dall’uso e dal tempo
Lo sguardo dolce, gli occhi profondi, il viso non più giovane, segnato
Si metteva sempre sulla stessa panchina del parco, leggermente defilato, riparato ed in parte nascosto dagli alberi
Si metteva sulla panchina e dalla borsa tirava fuori un orologio a sabbia
Come due barattoli di caffè uno sopra l’altro, con il caratteristico imbuto che li collega al centro
Cominciava la mattina, si sedeva, la girava, e se ne stava a guardare i granelli di sabbia che lentamente scendevano
Una volta terminata la discesa, la girava sottosopra e ricominciava
Da quando era comparso, lo vedevo sempre, ogni volta che per tornare a casa dovevo attraversare il parco, sempre sulla stessa panchina e sempre ad osservare la sabbia che scendeva
Da un barattolo all’altro
Lo vedevo la mattina, il pomeriggio e la sera, sino all’imbrunire
Ma non l’avevo mai visto né arrivare né tantomeno andare
La sabbia ci metteva circa mezz’ora per passare da una parte all’altra dell’orologio
E lui sempre lì, fermo, concentrato, con un mezzo sorriso sulle labbra e gli occhi che si facevano sempre più profondi, le rughe più marcate per l’attenzione
Sembrava un mezzo matto, ma i mezzi matti ci incuriosiscono, si sa
O almeno incuriosiscono me
Ad un certo punto mi avvicinai, non resistevo più
- Mi scusi?
Alzò leggermente gli occhi per incontrare i miei
- Si?
- Mi scusi ancora, ma che interesse prova nell’osservare la sabbia che scende da una parte all’altra della clessidra?
Sollevò le sopracciglia, come se fosse evidente che osservare la sabbia che scende è la cosa più naturale del mondo
Poi disse, semplicemente
- Aspetto
A questo punto dovetti sollevare io le sopracciglia, e abbondantemente, perché continuò con aria pacifica, quasi serena
- Aspetto che i granelli di sabbia passino da una parte all’altra
Aspetto che sia l’ora ad osservare i granelli di sabbia
Aspetto che sia l’ora di tornare a casa
Aspetto di addormentarmi e aspetto di svegliarmi, aspetto di uscire
Aspetto di vivere e aspetto che giunga l’ora di morire
Quel tizio mi aveva lasciato di stucco, e una certa rabbia mi montava dentro
- Ma che dice! Come si fa a passare la vita in questa maniera! Senza uno
scopo, seduto su di una panchina a guardare una clessidra?
E aspettare cosa poi…aspettare di aspettare ancora?
Lei non è così vecchio, si dia da fare, trovi qualcosa, qualcuno
Cristo Santo si inventi qualcosa, faccia qualcosa di utile
Mentre parlavo, montava dentro di me un certo risentimento, una stizza, e
pensai fosse meglio finirla lì, così mi girai e mi incamminai per allontanarmi
Non pensai più a quell’uomo per un certo periodo, non mi capitò più di passare per il parco
Sino ad una mattina di qualche tempo dopo
Era seduto sulla sua panchina, al solito, col suo orologio a sabbia in mano, mezzo sorriso accennato e lo sguardo concentrato
Mi avvicinai
- Buongiorno, cosa si è messo ad aspettare oggi?
Chiesi, con l’aria di quello che la sa lunga
Ancora una volta sollevò gli occhi
Profondi
- Aspetto l’Uccello della Pioggia, aspetto un re di fuoco e il suo cavallo Aspetto il Gallo Celeste
Aspetto l’animale sognato da me e da te stanotte, non ci crederai ma era proprio lo stesso
Aspetto l’asino a tre zampe, sa? quello che si dice sia in mezzo all’oceano
Aspetto l’ambra e aspetto i Demoni di Swedenborg…anche se quelli credo proprio che non i piacciono nemmeno un po’
Nei giorni successivi, qualcosa avvenne
Stendevo il tappetino e mi mettevo a praticare, sapendo che ciò che facevo era giusto, andava lungo il cammino che avevo idealmente tracciato…
…però io, voi, noi tutti siamo simili a lampadine
Quando qualcosa accade, si produce una luce che ha un effetto sull’ambiente circostante
E se stendere il tappetino non fosse solo stendere il tappetino, ma ci immaginassimo lo stesso gesto come per scostare una tenda e vedere, o immaginare, cosa c’è dietro?
Forse è proprio così: è una sensazione gradevole, riesci a percepire attraverso quella luce uno spazio diverso
Quella luce, che viene dall’esterno apparentemente, vive una sua vita irradiandosi dove trova un luogo, anche piccolo ed angusto
È una sensazione gradevole
SI vedono le cose, le nostre cose, con una luce differente, e le capisci appena un po’ di più
Con il vecchio al parco non mi ero dato la possibilità di sentire altro che la sua strampaleria, infastidito perché diversa dalla mia
Non avevo spostato il tappetino
Così tornai, ed era ancora lì, a guardare il suo orologio a sabbia, con lo sguardo dolce e gli occhi segnati
Ma una luce c’era, ed era serena
Meditava, forse, a modo suo
Di fronte al suo orologio a sabbia con le idee e i pensieri che scorrevano incessantemente dall’alto al basso, e poi ancora dall’alto al basso, senza sosta
Ho lasciato che parte di quella tranquillità mi arrivasse, era lì, a portata di mano
Non ho detto una parola e me ne sono rimasto lì con lui, non ho idea per quanti giri di clessidra